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La “casa” che vorrei

Confesso di essere un nomade nello spirito: la mia casa (degli insegnanti) dovrebbe essere simile a un accampamento formato da tante persone accomunate dall’esperienza di “viaggiare”, esplorare e “navigare” in molte direzioni diverse, ma anche dalla voglia di ascoltare e di raccontare le proprie avventure, di scambiare esperienze, di confrontare diverse modalità di “viaggio”.

Ricordo di aver ballato una notte intera, in un giardino pubblico vicino al mare, al suono di un’orchestrina di marinai, amici tra di loro, che si ritrovavano occasionalmente quando non erano imbarcati e approfittavano di quelle occasioni per suonare insieme.

Ecco, i gruppi di lavoro della casa degli insegnanti dovrebbero funzionare in quello stesso modo: non incontri di routine, ma occasioni uniche per ritrovarsi e mettere insieme tante diverse voci, per costruire un’orchestra polifonica.

Vorrei che attorno al fuoco della sera si incontrassero amici e amiche di generazioni diverse per capirsi, confrontarsi e per raccontarsi; mi piacerebbe che ogni riunione fosse occasione per progettare nuovi viaggi e avventure, per costruire nuovi gruppi di esplorazione.

In questo accampamento colorato, allegro e meticcio potrebbero ritrovarsi “viaggiatori” provenienti sì da “paesi” diversi, ma tutti curiosi di conoscere e di capire, disponibili a contaminare le proprie esperienze con quelle di altri.

E così, il mattino dopo, spento il fuoco e rifatti i bagagli, ognuno potrebbe ripartire per un’altra meta con nuove idee e propositi rinnovati, certo di potersi rincontrare ancora più ricco d’esperienza, più curioso di novità.

r.b.