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Esiste una programmazione didattica verticale coerente?

Commento al convegno Progettare didattica e continuità in verticale nella scuola dall’infanzia all’Università e al lavoro
Sabato 18 marzo 2023, dalle ore 14.30 alle 18.30

Abbiamo dedicato un seminario alla continuità e alla didattica in verticale.

Perché questa idea?

Perché alla scuola si chiedono molte cose, come se dovesse, quasi essa soltanto, preparare alla vita e avesse una missione onnicomprensiva. Se ne parla come di un gigante consapevole, dalla volontà ferma e dallo sguardo fisso verso un orizzonte certo. Giornali, tv, esperti, politici… tutti lo ripetono spesso: la scuola deve informare sulla violenza e sulla guerra, rispettando le sensibilità, deve spiegare cos’è il sessismo, il bullismo, il nazifascismo, il nazionalismo, il capitalismo… e una infinità di ulteriori ismi, occuparsi di alimentazione, inquinamento, risparmio energetico, avvelenamento dei mari e dell’aria, buco nell’ozono… deve insistere sulla territorialità e sui margini di un adeguamento dei programmi che rispetti le peculiarità culturali, economiche, sociali della regione, offrendo informazioni sull’artigianato, le tradizioni, la fauna e la flora locali, le risorse artistiche…
Dibattiti articoli e conferenze su innumerevoli temi si concludono affermando che “la scuola, fin dai primi anni, deve farsi carico di…”
E che dire delle competenze sociali e trasversali, funzionali alla comunicazione e alla convivenza quali il lavoro cooperativo, la collaborazione, il saper parlare in pubblico, la consapevolezza del valore delle regole, l’accettazione di incarichi e funzioni, la negoziazione, il fair play…
L’informazione su tutto ciò non basta, bisogna che queste conoscenze diventino abilità, capacità di implementare e migliorare il futuro.
A scuola si deve lavorare sulla manipolazione con materiali e colori, si devono approcciare le nuove tecnologie, conoscere le opere d’arte, sapere quale atteggiamento tenere in caso di calamità naturali, sapersi orientare su ortografia, lettura, letteratura… la scuola è tirata in ballo costantemente ogni qual volta si affacci un problema di ordine sociale.

Si ripete: “La scuola deve farsi carico di…” Ma il carro della scuola quanto si può caricare?

Come selezionare i messaggi, preparare didattiche adeguate, presentare temi e problemi ritenuti indispensabili in modo comprensibile e coerente a ogni età?

Bisognerebbe capire cos’è davvero essenziale.
Alcuni sostengono che si debba formare dal punto di vista tecnico, relativamente a conoscenze disciplinari, abilità di calcolo, velocità nella lettura, riconoscimento di vocaboli, correttezza ortografica e sintattica…
Altri senza esitazione alcuna, indicano nella scuola la palestra delle abilità sociali, ossia lavoro di gruppo, rispetto degli altri, supporto e aiuto ai più deboli, ripartizione degli incarichi, progettualità, teatro, attenzione all’attualità, conoscenza di leggi e istituzioni…
Sappiamo già che la risposta dovrebbe essere plurale e che dovremmo soddisfare ogni aspettativa della società e rispondere alle sfide del nostro tempo, ma questo gigante buono che tutto può e deve fare ha le gambe pesanti, è lento e malato. Spesso è pigro, miope e incostante.
La scuola non è una colonna coerente e uniforme della società, un soggetto consapevole da interpellare e sollecitare.
Non tutti gli insegnanti sono buoni, gli strumenti e le strutture sono a volte d’eccellenza, altre fatiscenti e desueti; intenti e progetti sono variegati e non sempre coordinati o connessi.
Eppure il percorso scolastico rappresenta per ogni persona un cammino di crescita e formazione che condiziona e perfeziona il giovane (prima) e l’adulto (poi), per formare cittadini e lavoratori.

Come trovare una direzione che conforti e rafforzi questi due ruoli fondamentali che definiscono ogni persona: chi sei e cosa fai?

Forse il tentativo, ancora timido, di fare dell’Educazione Civica una specie di filo rosso interdisciplinare che accompagni e attraversi le discipline è quanto di più vicino ci sia a individuare una convergenza tra le didattiche e i contenuti adoperati dagli insegnanti, per indicare una direzione verticale e un obiettivo comune.

IL NOSTRO SEMINARIO: articolazione degli interventi

Nelle prime battute del nostro seminario la dott.ssa Mion ci invita a costruire programmazioni intorno a idee chiave che potremmo definire perni di conoscenza cui allacciare discipline e competenze su cui inanellare, in progressione, sia conoscenze, sia competenze sociali.
Le esperienze didattiche nell’ambito della matematica proposte dalla formatrice Donatella Merlo invitano a partire dal concreto, sollecitando i bambini a riscoprire attraverso compiti di realtà, leggi, regole e principi, mentre le maestre Bolognesi e Gambarotto tracciano con l’altruismo e la cooperazione il filo rosso attorno cui intrecciare le conoscenze e la crescita degli allievi delle scuole dell’Infanzia e della Primaria.
La ricerca è proseguita con l’aiuto della Prof.ssa Dalmasso che invita a lavorare sull’orientamento in ogni anno, fino a restituire agli allievi strumenti e capacità per operare scelte consapevoli.
Lo sguardo d’insieme del Preside Francavilla ci ha permesso di comprendere quanto sia importante il raccordo tra le istituzioni politiche e quelle tecniche e territoriali. Quanto pesi la mancanza di strumenti condivisi e univoci per dare dignità alla continuità, lasciata il più delle volte all’inventiva e alla volontà di singoli Istituti.
Suggerimenti didattici ci sono arrivati dalle prof.sse Moiso e Strocchio in merito alla creatività letteraria degli studenti, sollecitata attraverso la scrittura di gialli e veri e propri libri nei laboratori gestiti per la Casa degli Insegnanti.
Analoghi laboratori sono stati dedicati alla matematica e in particolare ne hanno parlato le prof.sse Battù, Piazza, Pinto e Zoccheddu.
Di prossimità al mondo delle imprese con una interessante esperienza di simulazione di lavoro in azienda si è occupato il Plana grazie alla professoressa Audrito, mentre la Dott.ssa Ortali del Sistema Regionale di Orientamento ha fornito una panoramica su opportunità e servizi offerti agli studenti.
Le voci di alcuni giovani lavoratori raccolte dal prof. Ferraris hanno raccontato come la scuola sia  vivida esperienza, spesso decisiva, nella scelta dell’ambito lavorativo, ma hanno sottolineato, una volta ancora, l’importanza delle persone, la qualità delle relazioni intrattenute con alcuni insegnanti con la capacità di essere mentori e figure d’esempio e stimolo per i loro studenti.

CONCLUSIONI

Al convegno hanno partecipato oltre 250 docenti provenienti da tutti i livelli (scuola dell’infanzia 19%; scuola primaria 42%; scuola secondaria di I grado 15%; scuola secondaria di II grado 20%; CPIA-agenzia formativa-Università 4%) e il gradimento è stato alto: il 25% lo ha giudicato “superiore alle aspettative” e il 68% in linea con le aspettative.

– Il seminario è stato seguito con continuità, gli abbandoni sono stati quelli fisiologici dovuti a difficoltà di collegamento che, bisogna precisare, non possono essere imputati all’organizzazione, ma alla singola capacità/possibilità di connessione.

– È stato apprezzato il confronto tra esperienze raccontate con linguaggio semplice e sintesi efficaci.

– Questo importante processo è lontano dall’essere opportunamente coordinato: per esempio i dati relativi al successo o meno dei percorsi scolastici individuali costituiscono una risorsa dipendente dalla buona volontà e organizzazione dei singoli istituti.

– Il curricolo d’istituto è un riferimento importante per gli Istituti Comprensivi, ma appare ancor più efficace l’atteggiamento educativo e le relazioni costruite tra docenti e allievi (e genitori soprattutto all’inizio del percorso).

– Le criticità maggiori sono nel passaggio alle superiori.  Il dialogo tra gli insegnanti dei due ordini è nella migliore delle ipotesi parziale e formale, quasi mai investe programmazioni disciplinare didattica. Occorrerebbero spazi di confronto e ricerca a riguardo: “bisognerebbe parlarsi di più” suggerisce Francavilla.

– Il discrimine nella capacità di attivare progetti di continuità verticale efficaci e significativi è costituito soprattutto dalla competenza professionale e dallo stile relazionale dei docenti.

– Il ruolo del Preside resta fondamentale, ma per coordinare, indirizzare e valorizzare i processi la cui gestione è affidata agli insegnanti.

Speriamo di essere stati utili a dare coordinate migliori al tema preso in esame. Come è nostra abitudine lo abbiamo fatto presentando narrazioni di colleghi, nella convinzione che il confronto costituisca un possibile canale formativo.
Grazie a tutti coloro che ci hanno aiutati, in primo luogo al Ce.Se.Di. e ai relatori selezionati, ma un grazie anche a chi ci ha fornito contributi validissimi, che nell’economia del palinsesto non hanno trovato spazio. A presto.

Rino Coppola
(direttivo de La casa degli insegnanti)